Oratorio di Sant' Antonio Abate (Sec. XVII)
Scheda
Nome | Descrizione |
---|---|
Indirizzo | Frazione Nava |
Apertura | Aperta al pubblico Richieste di visita presso la Parrocchia |
Tariffe | Gratuito |
Pubblicazioni | Storia di Montecrestese di Tullio Bettamini - Edizione di Oscellana (Domodossola 1991) |
La devozione a S. Antonio Abate è molto diffusa in tutta l'Ossola e generalmente molto antica. Il Santo era invocato per la protezione degli uomini e degli animali da ogni tipo di pestilenza e soprattutto da certe malattie dolorose come l'herpes zoster detto anche "fuoco di S. Antonio", dall'afta epizootica che imperversò nelle regioni ossolane nel secolo XIII decimando tutto il prezioso patrimonio zootecnico e, quindi, temutissima anche in seguito, dagli incendi delle case di abitazione e delle stalle e in genere da ogni influenza diabolica (diabolicus incursus), giacché, alla fine, tutte queste calamità erano attribuite ad influenze del demonio. Al medesimo si facevano risalire anche le tentazioni di ogni genere di cui S. Antonio abate fu sempre vincitore. Per questi motivi il Santo si trova spesso associato ad altri con uguali funzioni protettive: S. Bartolomeo, S. Sebastiano, S. Rocco e, naturalmente, la B.Vergine delle Grazie.
A Nava esisteva anticamente una edicola dedicata a S. Antonio abate, nucleo del piccolo Oratorio sorto in seguito. Gli uomini di Montecrestese avevano infatti in un tempo di gravi difficoltà pubbliche fatto il voto di celebrare come festiva la ricorrenza del Santo il 17 Gennaio di ogni anno. Compare infatti nell'elenco delle feste imposte dagli Statuti del 1530 ed in altri seguenti (1).
Dell'antico Oratorio si ha un primo documento scritto negli Atti di Visita pastorale di mons. Romolo Archinto del 1582, il quale però si limita solo a notarne l'esistenza (2).
Poiché il Sinodo di mons. Spedano (1591) non ne accenna, è lecito pensare che questo Oratorio o cappella fosse veramente piccola cosa e non in grado di ospitare decentemente le celebrazioni liturgiche. Questa situazione deve essere durata inoltre ancora per molto tempo se neppure i vescovi successivi, dal Bascapè a mons. Pietro Volpi, cioè fino al 1627, non lo ricordano nelle Visite pastorali. E' solo dopo il 1630, in seguito alla pestilenza che ha imperversato in Ossola in quell'anno e ad un voto fatto dai frazionisti di Nava per esserne liberati, che il decrepito Oratorio venne riprogettato e lentamente assunse la forma attuale.
Il lavoro di costruzione iniziò nel 1638 e continuò negli anni seguenti. Sorse inizialmente la cappella principale del presbiterio. Per questa il pittore fiorentino Luigi Reali dipinse nel 1640 la pala dell'altare rappresentandovi la B. Vergine delle Grazie, in alto, ed in basso S. Antonio abate e S. Sebastiano. Il quadro è infatti siglato e datato con la scritta: L.R. pingebat 1640. Il Visitatore pastorale del 1641 trova l'Oratorio ancora incompleto: le pareti sono rustiche, manca la balaustra, le finestre sono prive di vetri; nota però la bella ancona sopra l'altare e il campanile sopra la porta.
Essendo poi fornito delle necessario suppellettili, vi si celebrava saltuariamente (3).
Mons. G.B. Visconti lo visitò personalmente nel 1690 rilevandone l'ottimo assetto (4) e così pure il Visitatore pastorale del 1717 che vi nota la balaustra in marmo, il crocefisso sull'archi- trave del presbiterio, la sacrestia, il campaniletto sempre in cima al frontespizio ed il piccolo sagrato recintato e lastricato di piode. Il parroco vi celebrava una volta al mese e, solennemente, nella festa del titolare il 17 Gennaio di ogni anno (5).
A Nava esisteva anticamente una edicola dedicata a S. Antonio abate, nucleo del piccolo Oratorio sorto in seguito. Gli uomini di Montecrestese avevano infatti in un tempo di gravi difficoltà pubbliche fatto il voto di celebrare come festiva la ricorrenza del Santo il 17 Gennaio di ogni anno. Compare infatti nell'elenco delle feste imposte dagli Statuti del 1530 ed in altri seguenti (1).
Dell'antico Oratorio si ha un primo documento scritto negli Atti di Visita pastorale di mons. Romolo Archinto del 1582, il quale però si limita solo a notarne l'esistenza (2).
Poiché il Sinodo di mons. Spedano (1591) non ne accenna, è lecito pensare che questo Oratorio o cappella fosse veramente piccola cosa e non in grado di ospitare decentemente le celebrazioni liturgiche. Questa situazione deve essere durata inoltre ancora per molto tempo se neppure i vescovi successivi, dal Bascapè a mons. Pietro Volpi, cioè fino al 1627, non lo ricordano nelle Visite pastorali. E' solo dopo il 1630, in seguito alla pestilenza che ha imperversato in Ossola in quell'anno e ad un voto fatto dai frazionisti di Nava per esserne liberati, che il decrepito Oratorio venne riprogettato e lentamente assunse la forma attuale.
Il lavoro di costruzione iniziò nel 1638 e continuò negli anni seguenti. Sorse inizialmente la cappella principale del presbiterio. Per questa il pittore fiorentino Luigi Reali dipinse nel 1640 la pala dell'altare rappresentandovi la B. Vergine delle Grazie, in alto, ed in basso S. Antonio abate e S. Sebastiano. Il quadro è infatti siglato e datato con la scritta: L.R. pingebat 1640. Il Visitatore pastorale del 1641 trova l'Oratorio ancora incompleto: le pareti sono rustiche, manca la balaustra, le finestre sono prive di vetri; nota però la bella ancona sopra l'altare e il campanile sopra la porta.
Essendo poi fornito delle necessario suppellettili, vi si celebrava saltuariamente (3).
Mons. G.B. Visconti lo visitò personalmente nel 1690 rilevandone l'ottimo assetto (4) e così pure il Visitatore pastorale del 1717 che vi nota la balaustra in marmo, il crocefisso sull'archi- trave del presbiterio, la sacrestia, il campaniletto sempre in cima al frontespizio ed il piccolo sagrato recintato e lastricato di piode. Il parroco vi celebrava una volta al mese e, solennemente, nella festa del titolare il 17 Gennaio di ogni anno (5).
Tratto da:
Storia di Montecrestese di Tullio Bettamini - Edizione di Oscellana
(Domodossola 1991)
Allegati
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